Carissimi,
non è facile ora fare un’omelia.
Diversamente dal solito, questa volta ho scelto di scriverla e di leggervela. Vediamo se arriverò in fondo.
In queste ultime settimane, da quando ho saputo che sarei partito da Santa Croce, sono state tante le emozioni e i pensieri che mi hanno accompagnato. Certamente sapevo che quest’anno sarebbe stato l’ultimo, ma non immaginavo che non sarei riuscito a portarlo a termine lasciando tutto e tutti a febbraio. Ad ogni modo so che “tutto concorre al bene per quelli che amano Dio”.
Anzitutto, quindi, desidero ringraziare. Sinceramente: mi sento di ringraziare per quanto vissuto in questi anni qui a Santa Croce.
Se dovessi riassumerli in un’espressione direi che in questi anni ho coltivato un sogno per il nostro oratorio. Non c’è troppo da rimanere stupiti, perché ogni salesiano che ama don Bosco non può che essere un sognatore.
Sappiamo che un sogno per svilupparsi ha bisogno di essere coltivato ed in effetti anche il mio lo è stato: però non è mai stato un sogno solo mio, che ho fatto e coltivato da solo; è stato un sogno che è nato ed è stato coltivato su un terreno comune, il terreno dell’amicizia.
Sono contento ora di poter riconoscere che quanto abbiamo vissuto e costruito in questi anni all’Oratorio di Santa Croce (e anche in altre esperienze: penso alla riapertura del Cinema e alle associazioni sportive) è frutto di un sogno condiviso tra amici, tra persone che proprio nel loro comune desiderio di cercare e scegliere il bene, hanno imparato a volersi per davvero bene.
Penso in primis a Sr Silvia, a cui sono profondamente debitore e legato da una sincera e profonda amicizia. L’oratorio in questi anni ha respirato il clima di fiducia, rispetto e stima che insieme abbiamo coltivato l’un per l’altro: un Salesiano di don Bosco e una Figlia di Maria Ausiliatrice, un padre e una madre che hanno cercato di far crescere educativamente un ambiente, e per farlo era necessaria questa complementarietà.
Sono grato al Signore perché attraverso la nostra amicizia ha benedetto l’Oratorio: perché anche qui si radicasse quello spirito di famiglia e senso di casa caro a don Bosco.
E in questo legame, anche altri volontari laici si sono progressivamente lasciati coinvolgere, diventando poco per volta una Comunità educativa. Non riesco ora a nominarli tutti uno per uno: ognuno di voi sa, perché ce lo siamo detti varie volte, della riconoscenza che ho per voi, perché siete stati con noi dei sognatori. Senza di voi sarebbe stato difficile, forse impossibile, sognare in grande: abbiamo sognato con don Bosco un oratorio che potesse essere luogo di crescita per i nostri ragazzi.
Sì! Al centro di questo sogno ci sono stati sempre loro: i ragazzi e le ragazze dell’oratorio. Posso sinceramente affermare che nulla è stato fatto in questi anni per un tornaconto personale o per servire interessi parziali o paralleli: è sempre e solo il bene dei nostri ragazzi che è stato cercato, e lo si è fatto sempre insieme.
Ogni cambio porta dentro di sé un rischio, specie quando a cambiare è l’incaricato dell’oratorio: alcuni tra i più giovani, penso qui alla comunità animatori, non trovando più il medesimo punto di riferimento potrebbero sentirsi disorientati e non trovare più le ragioni per continuare. A voi oggi dico che in questi anni non è solo don Matteo che ha creduto in voi ma è tutto l’oratorio che lo ha fatto. Siete preziosi e l’oratorio rimane per voi una splendida palestra di vita, dove coltivare e far crescere i vostri sogni.
Lasciare l’oratorio e i mille volti che lo abitano è sempre un dispiacere.
Sono triste per dover lasciare quei ragazzi, giovani e famiglie che in questi anni ho accompagnato in molte esperienze: il pensiero va ai campi scuola a Sega di Ala, alla Comunità animatori e alla CRA, ai Gruppi speciali, al Grest, al campo animatori, al doposcuola, al cortile, allo sport, alle feste dell’oratorio, a tutti i volontari …
Sono però sereno perché so che consegno un oratorio in buona salute, ben organizzato, ricco di proposte adeguate e possibili, che si prende cura in molti modi di bambini, ragazzi e giovani. Lascio una comunità oratoriana che vuole bene all’oratorio, che si è affezionata all’oratorio, che è felice di stare in oratorio e di sentirlo un po’ più “casa”. Mi sembrano questi aspetti importanti, che è bello oggi riconoscere insieme, frutto dell’impegno di tutti e di ciascuno, e del lavoro condiviso in questi anni.
Ho voluto bene in questi anni all’oratorio di Santa Croce e ai suoi ragazzi.
Che il Signore vi benedica tutti. Siate certi che Egli mantiene salda la sua alleanza con ciascuno di voi e con l’Oratorio di Santa Croce.
Un abbraccio a tutti voi